Alzi la mano chi di noi non ha mai creduto al mito di Atlantide: potenza marittima tramandata da Platone, sprofondata negli abissi da Poseidone, la città perduta è stata ricercata da viaggiatori e studiosi nei fondali di tutto il mondo. In pochi hanno davvero dato credito ai pretenziosi clamori di ogni fantomatica scoperta, rimpiangendo però, sotto sotto, che quella fiaba millenaria non potesse trovar riscontro in una sconvolgente breaking news.
Eppure io sono riuscito a immergermi tra le rovine di Atlantide, o almeno è quel che mi è stato assicurato…
Le Isole Okinawa (ma i residenti locali le chiamano Ryukyu) costituiscono la prefettura più meridionale del Giappone: arcipelago di una nazione arcipelago che si estende dall’orizzonte del Kyushu sino al Tropico del Cancro, sono un mondo a parte in seno a una cultura già di per sé unica e straordinaria. Ciascuna di queste isole ha caratteristiche proprie e offre ai visitatori esperienze variegate, ma la piccola Yonaguni ha in serbo per i subacquei una sorpresa inaspettata.
Lembo di terra più occidentale del paese, attira nel suo sparuto abitato gli appassionati che vogliono osservare gli squali martello. Durante l’inverno sono numerosi i branchi che convergono tra questi fondali, ma è la giornata dedicata all’archeologia subacquea quella che alla fine sorprende di più. Le guide stesse sussurrano consapevoli di spararla grossa, quando ti dicono che stanno per portarti tra le rovine perdute di Atlantide.
Però quando sei laggiù, a una ventina di metri di profondità, e ti aggiri tra formazioni rocciose- ma si tratta davvero di un fondale naturale oppure?…- in cui sono evidenti e riconoscibili degli scalini, dei passaggi cunicolari, e blocchi che richiamano davvero le mura perimetrali delle città antiche; quando ravvisi delle forme levigate che onestamente appaiono troppo regolari e lavorate per essere il mero frutto dell’evoluzione del pianeta; quando insomma esci dall’acqua e finalmente puoi eruttare tutte le questioni sin lì trattenute nelle bolle, e chiedi alla guida: “Ma come si spiega tutto questo?” e quello di rimando, con fare sornione, ti dice che “Nessuno ha una spiegazione plausibile” ma non è escluso che ci siamo appena immersi tra le rovine di Atlantide.
Ecco, forse è davvero un bene che di certezze scientifiche non ce ne siano: chi mai dunque potrebbe contestarmi di aver svelato il mistero?